Giovanni Bellini (Venezia, 1433 circa - 1516)



San Girolamo tra i Santi Cristoforo e Luigi di Tolosa (1513)
Olio su tavola, 300x185 cm
Chiesa di San Giovanni Crisostomo, Venezia


L'esecuzione di questa pala d'altare, l'ultima realizzata da Bellini e da lui firmata e datata, era stata stabilita dal mercante Giorgio Diletti nel suo testamento del 1494 per decorare un altare da erigersi nella nuova chiesa che doveva sostituire quella precedente. Dopo la morte del Diletti avvenuta nel 1503 il finanziamento da questi predisposto fu assicurato dalla vedova alla Scuola Grande di San Marco che era titolare della cappella. La Scuola incaricò a sua volta Giovanni Bellini, che ne era confratello, di realizzare l'opera, probabilmente non prima del 1509. Sul piano compostivo il dipinto risulta particolarmente originale essendo nettamente diviso in due spazi. Nella parte alta vi è assiso su uno sperone di roccia un santo eremita identificabile con Girolamo, che medita sui testi sacri presso una pianta di fico simbolo di Cristo, mentre più in basso, all'interno di uno spazio architettonico contiguo con quello del fedele, stanno Cristoforo e Luigi di Tolosa. Con questa soluzione l'artista sembra voler alludere all'alternativa dimensione di vita religiosa, rispettivamente quella contemplativa e quella attiva. Nella spazio della volta si osservano delle scritte in greco che fanno riferimento al secondo versetto del salmo tredici. L'opera ha conosciuto nei secoli diverse vicissitudini che ne hanno messo a rischio la sua conservazione, come quando in epoca settecentesca, tra il San Cristoforo e il San Luigi di Tolosa venne addossata alla tavola e ad essa inchiodata una statua di Sant'Anna, successivamente sostituita con un Sant'Antonio. La pala conobbe poi una prima pulitura in epoca ottocentesca e una seconda nel 1940, per essere infine sottoposta a restauro nel 1976. Nonostante ciò la superficie pittorica si presenta complessivamente in buono stato di conservazione, se escludiamo qualche particolare come il mantello di San Cristoforo che manca del colore originale. Questo ci permette di coglie alcuni dettagli di grande finezza esecutiva, come la luce tersa dell'alba che accende di piccoli riverberi luminosi le nuvole rosate, oppure la descrizione del piviale di San Luigi e del suo bastone pastorale. Da segnalare infine come a quest'ultima figura, in epoca successiva, venne aggiunta sulla coperta del libro tenuto in mano dal santo la scritta De Civitate Dei per cambiarne l'identità in quella di Sant'Agostino.



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